Data: 31/12/2002 - Anno: 8 - Numero: 4 - Pagina: 37 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Giovanna Durante (Altri articoli dell'autore)
È questo uno dei tanti proverbi che si citava quando si voleva mettere qualcuno di fronte alle proprie responsabilità, facendogli chiaramente intendere che non tutto si può avere dalla vita. Nel caso specifico, un indumento di lino, stoffa pregiata, caratteristica per la sua freschezza, non può essere usato d’inverno quando il corpo ha bisogno di calore; non a caso si diceva: “O linu o culu cardu”, nel senso che, in caso di particolari difficoltà della vita, bisognava accontentarsi, limitandosi a scegliere ciò di cui si aveva maggiormente bisogno. L’opzione è implicita in questo proverbio, così come un tempo era implicita l’idea della necessità e del conseguente adeguamento ai bisogni di una via basata sull’essenzialità e sul risparmio (“U bisògnu ti mustra a via”). Oggi, invece, nessuno si sognerebbe di essere costretto a scegliere, per motivi economici, tra il maglione e il giubbotto, oppure tra il cellulare e il motorino! L’alternativa di tale tipo non ha senso in questo nostro mondo occidentale, basato sul consumismo, sull’edonismo, sull’egoismo. Stando così le cose, al giorno d’oggi non ci si accontenta di ciò che la propria condizione economica consente, specie se la famiglia di appartenenza non è facoltosa; allora si fa di tutto per procurarsi ciò che si desidera, e “far di tutto” può anche significare lavorare, ma, purtroppo, spesso rubare e persino uccidere. Anche un tempo vi era nella gente il legittimo desiderio di migliorare la propria condizione economica e sociale e molto forte era il bisogno di riscatto e di evoluzione, ma tali obiettivi venivano perseguiti attraverso anni di duro lavoro e spesso di privazioni. Basti pensare agli emigrati che, per potere acquistare una casa da dare in dote alla propria figliola o un terreno da coltivare o anche per poter mantenere i propri figli a scuola, si sradicavano dalla propria famiglia ed emigravano in terre sconosciute impegnandosi per anni nei lavori più umili. Oggi, invece, non contenti di possedere ciò di cui abbiamo bisogno, pretendiamo sempre più dai nostri simili, dagli animali e dalla natura, e reclamiamo perentoriamente il superfluo, costi quel che costa; è come se il possesso di ogni cosa ci fosse dovuto e, molto spesso, senza neanche rendercene conto, pretendiamo “linu e culu cardu”. |